ANDES 2014-2015 – Verso la Tierra del Fuego: da El Calafate, Argentina (km 6137) a Ushuaia, Argentina (km 7183)

 

Amici, facciamo ancora un po’ di strada insieme in Patagonia…

Sono ormai trascorsi alcuni mesi dal nostro ritorno in Italia ma, rileggendo ciò che ho scritto, con l’aggiunta delle belle foto di Silvano, i ricordi tornano vivi…

Speriamo che la lettura vi porti lontano!!!

 

10/03/2015: Tappa 102: El Calafate – El Cerrito (96 km)
Siamo pronti a partire di buon ora per ripercorre i circa 30 km che da El Calafate ci riporteranno sulla Ruta 40. Oggi il vento è dalla nostra e i sali scendi scorrono velocemente, così ci troviamo nuovamente all’incrocio e proseguiamo, seguendo la strada che affianca montagne basse, rivestite di cespugli giallognoli e frequentate da guanacos.
Il vento a favore, a causa di un cambio di direzione della strada, comincia a diventare troppo laterale per i miei gusti, in più non é costante ma a raffiche e mi trovo ancora una volta costretta a scendere e spingere, mentre Silvano avanza più spedito e poi mi aspetta. Questo vento mette davvero a dura prova i miei nervi, perché ogni tre per due mi spinge anche mentre cammino e un paio di volte mi cade la Bici. Ricomincio a pedalare al successivo cambio di direzione, quando il vento torna a favore e ci spinge lungo la cuesta de Migues, 8 km di salita che quasi non si sentono… ma non é certo perché ora il vento fa l’amico che lo tollero di più!
Terminata la salita, ci troviamo su un pianoro, la strada si trova nel mezzo e da un lato e dall’altro c’è solo pampa a perdita d’occhio e nessuna traccia di… niente! Pedalo un po’ obliqua, cercando di “appoggiarmi” al vento, come Silvano mi ha più volte spiegato, ma una cosa é la teoria e tutt’altro la pratica! Non c’è un gran passaggio di auto, che comunque ci sorpassano lentamente e largo.
Veniamo raggiunti da un cicloviaggiatore, anche lui in balia del vento, in un momento in cui sono di nuovo giù a spingere. Solo che non è un lui ma una lei! Dopo pochi convenevoli lei procede e per me è una botta all’umore e all’orgoglio, la vedo sfilare via come un fuscello e mi chiedo come mai solo io faccio fatica e ho paura del vento! Non c’é risposta, solo continuare a pedalare come si può…
La fanciulla si ferma dopo qualche km; noi procediamo il più possibile spediti, destinazione El Cerrito, dove arriviamo verso le 15.30, con già una novantina di km alle spalle, oltre al vento… El Cerrito é un altro non-paese, c’è un centro della viabilità, è l’unico luogo di tutta la giornata che offre un po’ di protezione e sollievo dall’aria che spira continuamente.
Rimaniamo piacevolmente sorpresi quando ci vengono incontro Valentin e Julien, che sono partiti da El Chaltèn senza passare da El Calafate e si sono fermati qualche giorno in un una sorta di estancia disabitata. Facciamo pranzo al riparo dal vento, ci raccontiamo le ultime giornate e poco dopo arriva anche Louise.
Siamo tutti dell’idea di chiedere ai custodi del posto di vialidad se c’è un luogo riparato dove montare la tenda, anche se abbiamo adocchiato una casetta in cui altri viaggiatori sostengono di aver dormito. Esce il signor Claudio, gli chiediamo il permesso di stare lì; accenniamo alla casetta e lui ci dice di no, perché altre volte ne ha permesso l’utilizzo e l’ha ritrovata sporca e in disordine. Disquisiamo sul fatto che la gente non apprezza la fortuna di poter dormire al riparo, facendo attenzione a ciò che non è suo ma che gli viene messo a disposizione e alla fine Claudio, senza che noi chiedessimo nuovamente, decide che per oggi la casetta sarà nostra! Siamo tutti contenti e ci armiamo di scopa per togliere un po’ di polvere e rifaremo la stessa cosa domani, per non lasciare traccia della nostra presenza e non far pentire Claudio della sua generosità.
C’è una sala spaziosa, dove possiamo mettere le Bici e cucinare, oltre a due stanzette per dormire, insomma…un luogo perfetto! Tra racconti di viaggio e il rumore del vento chiuso fuori, cinque matti (di cui tre senza volo di ritorno) trascorrono il pomeriggio e la serata nel bel mezzo della steppa patagonica.

 

Partenza da El Calafate

Partenza da El Calafate

La brezza non è più leggera...

La brezza non è più leggera…

Arrivo a El Cerrito, puesto de vialidad

Arrivo a El Cerrito, puesto de vialidad

Il nostro rifugio

La compagnia del fornello (con Julien, Valentin e Louise)

Louise

Louise

Paola ai fornelli

Rifugio anche per le Biciclette

 

 

11/03/2015: Tappa 103: El Cerrito – Tapi Aike (65 km)
Questa mattina partiamo tutti insieme da El Cerrito, salutando e ringraziando Claudio; ciò che tutti notiamo e silenziosamente apprezziamo è la totale assenza di vento in una giornata radiosa. Con queste buone prospettive ci tuffiamo nel tratto di Ruta 40 sterrato che conduce a Tapi Aike, evitando così una lunga deviazione.
Julien e Valentin viaggiano ormai insieme da qualche tempo, Julien è partito dalla California ed è un tipo molto spartano e scopriamo che anche Valentin lo è. Ci raccontano di aver trovato e cucinato una lepre a El Chaltèn, ma la cosa più sorprendente è che ne trovano una anche oggi, una povera bestiola uccisa da un’auto non da molto tempo. Julien, con occhio esperto (la sua famiglia in Francia alleva animali), dice che è solo stata colpita alla testa ed è perfetta per la cena di stasera… Noi rimaniamo un po’ allibiti dalla velocità con cui la mettono in un sacco e sul carrellino di Julien, considerando che almeno la bestiola questa volta non ci ha lasciato la pelle invano.
Dopo 15 km di buon ripio, ci fermiamo almeno un’ora al posto di polizia, una casetta in questo momento non abitata, in riva ad un rio sulle cui sponde Julien e Valentin, maestro e apprendista, si dedicano con perizia a predisporre la lepre per il suo destino finale, cioè la pentola, sotto gli sguardi curiosi di Silvano, Louise e miei.
Riprendiamo il cammino, il paesaggio è davvero bello, la steppa sconfinata è sostituita da colline bassissime che si estendono a perdita d’occhio; é la giornata in cui vediamo più animali, tanti guanacos, nandù e più classici cavalli, mucche e infinite pecore disseminate ovunque. Tutti possono girovagare tranquilli perché il traffico è limitato e questo gioca a loro favore (ex-lepre esclusa).
I ragazzi procedono più spediti, ma ogni tanto si fermano, così il gruppo si ricompone. Troviamo un bel posto lontano dalla strada e riparato dall’aria e facciamo pranzo insieme.
Il pomeriggio prosegue su un ripio che via via peggiora e la strada é un susseguirsi di su e giù. La maggiore fatica è compensata da un paesaggio che toglie il fiato: strada infinita, prateria infinita, cielo azzurro e nuvole sparse.
Ci fermiamo spesso per il set fotografico e raggiungiamo i ragazzi a Tapi Aike; si sono già portati avanti con il lavoro e ci informano che il signore della viabilità, Fabian, ci lascia un container un po’ malmesso, ma ha due “stanze” che nuovamente dividiamo con Valentin, Julien e Louise. Le utilizziamo giusto per dormire, con materassini e sacchiletto, perché Fabian si trasferisce dal poliziotto della porta accanto e ci lascia a disposizione la cucina per tutta la sera, così stiamo al caldo e osserviamo Julien bollire la lepre e Valentin friggerla… Gentilmente ce ne offrono, ma noi facciamo più onore ai nostri spaghetti che non alla bestiola!
Dimenticavo di dire che anche a Tapi Aike non c’è nulla, a parte un addetto della viabilità, un poliziotto, un chiosco, una stazione di servizio e, poco più in là, una grande estancia. Il nostro sterrato termina all’incrocio con la strada asfaltata che proviene dalla deviazione che non abbiamo preso. Intorno, il sole tramonta dietro le nuvole, colorando d’oro questa incredibile steppa.

 

Partiamo di buon ora da El Cerrito

Partiamo di buon ora da El Cerrito

Julien e Valentin trovano la cena a bordo strada...

Julien e Valentin trovano la cena a bordo strada…

Preparazione della selvaggina

Preparazione della selvaggina

Cavalli in libertà

Cavalli in libertà

Spuntino

Spuntino

I commensali

I commensali

Silvano

Silvano

Paola

Paola

Patagonia infinita

Patagonia infinita

Patagonia infinita

Patagonia infinita

Arrivo a Tapi Aike

Arrivo a Tapi Aike

Tramonto infuocato sulla steppa

Tramonto infuocato sulla steppa

 

 

12/03/2015: Tappa 104: Tapi Aike – Cerro Castillo (57 km)
Il container è stato perfetto per un’altra notte senza montare la tenda, al riparo dal vento che ha soffiato tutta la notte, amplificato dalla lamiera che abbiamo attorno.
Pian piano ci ritroviamo in cucina per colazione e ripartiamo nuovamente tutti insieme, affrontando il vento, questa volta ostile, e la pioggia. La strada é tutta dritta, quasi niente dislivello, la pioggia ci sferza e il vento ci rallenta, ma l’unione fa la forza e ci troviamo in quattro ad alternarci ogni 500 metri, per attenuare la fatica e far passare più rapidamente i km.
Louise rimane indietro ad affrontare il vento da sola, ma ci raggiunge dopo una decina di minuti quando io chiedo gentilmente una pausa, perché sto andando a tutta e non ce la faccio più; inoltre ha smesso di piovere ed é addirittura uscito il sole e stiamo fondendo dentro l’abbigliamento impermeabile.
Facciamo pranzo on the road (Julien mangia la lepre) e riprendiamo a pedalare, sempre facendo un po’ di ritmo in quattro, finché il vento diventa più insistente e Sil ed io ci stacchiamo dai ragazzi perché io sono abbastanza affaticata.
Intraprendiamo insieme i 5 km di ripio per arrivare a Cancha Carrera, attraverso un bel paesaggio e un piccolo paesino che si termina alla frontiera argentina e al passo Rio Don Guillermo. Louise completa il gruppo e ci apprestiamo a mangiare tutto ciò che non si può portare in Cile, nei pressi della dogana argentina, sotto qualche goccia di pioggia.
Pedaliamo gli ultimi 8 km che ci separano da Cerro Castillo, piccolo villaggio nato da un’estancia costituita da alcuni edifici per il bestiame e i residenti, attualmente il principale valico di frontiera tra Cile e Argentina.
Ormai esperti di passaggi di frontiera, sappiamo abbastanza bene cosa possiamo portare o non portare in Cile, ma ci siamo dimenticati che il miele non è ammesso; festeggiamo quindi l’ingresso nel paese con pane e miele, in compagnia dei nostri compagni di viaggio.
Usciamo dalla dogana e, infreddoliti dal vento, ci rifugiamo in un negozietto per l’acquisto dei viveri e chiediamo ai carabinieros dove possiamo montare le tende. C’è l’imbarazzo della scelta tra la piazza e il parco-giochi per bambini.
Silvano ed io facciamo un giro di ricognizione all’hostal ma, di fronte alla calda e confortevole stanza, ci guardiamo e sentiamo già nostalgia del gruppo di squinternati con cui abbiamo affrontato questi ultimi giorni… Domani Louise proseguirà con noi verso Puerto Natales, mentre Julien e Valentin andranno in direzione del parco Torres del Paine e quindi questa è l’ultima serata che possiamo trascorrere tutti insieme. Quindi torniamo al parco-giochi, scelto all’unanimità come location per la notte per via dei ripari di legno, approntiamo l’accampamento e ci ritroviamo ancora una volta a cenare nella nostra suite (Julien mangia la lepre) e ci diamo appuntamento per colazione, chiudendoci nelle nostre tende, mentre il vento fuori sembra voler spazzare via tutto.
Nota bene: mentre Valentin va a buttare il nostro barattolo di miele ormai vuoto, recupera dal bidone, senza che nessun doganiere lo veda, un altro barattolo praticamente pieno e quando siamo tutti riuniti nella suite per cena ce lo mostra, tutto contento per la sua conquista!!! Che elemento!

 

Il container-hotel

Il container-hotel

Si parte sotto la pioggia

Si parte sotto la pioggia

Finalmente esce il sole

Finalmente esce il sole

Si riprende lo sterrato verso il passo di frontiera Rio Don Guillermo

Si riprende lo sterrato verso il passo di frontiera Rio Don Guillermo

Ancora una volta in Cile

Ancora una volta in Cile

In attesa dei controlli doganali

In attesa dei controlli doganali

Dogana di Cerro Castillo

Dogana di Cerro Castillo

Cerro Castillo

Cerro Castillo

Ruta del Fin Mundo

Ruta del Fin Mundo

Cena nella nostra suite

Cena nella nostra suite

Al calduccio nella suite

 

 

13/03/2015: Tappa 105: Cerro Castillo – Puerto Natales (62 km)
Ci svegliamo nell’accampamento con una ventosa giornata di sole, anche se nella notte ha piovuto parecchio. Il sole asciuga tenda e biciclette mentre facciamo colazione con i nostri amici.
Con tutta calma Louise, Silvano ed io ci prepariamo a partire, in direzione di Puerto Natales, la destinazione di oggi, mentre Julien e Valentin andranno verso il parco Torres del Paine, verso le montagne che, dopo la pioggia di questa notte, appaiono ben innevate. Noi avremo il vento come sempre laterale e leggermente a favore, loro il vento contro fino al parco, andando dritti verso ovest.
Dopo i saluti di rito con questi piacevoli e speciali compagni di viaggio, iniziamo a pedalare storti nel vento gelido; neppure il sole riesce a intiepidire quest’aria australe.
Percorriamo un po’ di km con Louise, poi lei prosegue mentre noi ci fermiamo a toglierci le giacche, poiché pedalando il freddo sembra meno intenso. Ci ritroviamo lungo una bella strada, dove compaiono nuovamente alberi e lagune in lontananza, nonché montagne a destra e sinistra. In particolare i rilievi alla nostra sinistra danno proprio sulla strada e ci proteggono un po’ dall’aria. Notiamo che ogni cinque km si trova una fermata del bus, una casetta di legno con finestre con vetri integri, ed è proprio in una di queste che ci fermiamo a fare pranzo con Louise e a fare due parole su di noi.
Louise ha 25 anni e ha iniziato il suo viaggio a Buenos Aires a ottobre 2014; quando, al termine di un contratto di lavoro, ha manifestato il desiderio di partire, i suoi genitori l’hanno considerata matta e hanno acconsentito alla partenza solo perché, su loro insistenza, aveva trovato un compagno di viaggio. Quindi la sua avventura in Sud America, che lei avrebbe voluto vivere da sola e spostandosi con i mezzi, è iniziata in compagnia e in bici. Dopo due mesi di pedalate, Louise ha deciso di separarsi dalla persona con cui viaggiava, a causa di divergenze nel modo di pensare e di vivere il viaggio stesso; lui era chiuso e possessivo mentre lei era partita con l’intenzione di conoscere luoghi e persone. Pur avendo un po’ di timore di essere sola, ha continuato il suo percorso, incrociando numerose persone con cui condividere giornate di viaggio. Anche Louise va verso Ushuaia e poi rientrerà in Europa per tornare a casa, in Francia, sempre in bicicletta.
Davvero interessante incontrare persone così determinate, che si mettono in gioco tanto profondamente, perché il viaggio in bici ti espone a molte situazioni e ogni giorno è un’incognita già per una coppia, figuriamoci per un viaggiatore solitario, soprattutto se si tratta di una fanciulla.
Riprendiamo a pedalare, Louise ci precede e non la incrociamo più per il resto del tragitto.
La strada verso Puerto Natales non comporta particolari difficoltà; percorriamo una lunga strada dritta con qualche su e giù, sulla destra c’è una lunga deviazione verso la Cueva del Milodon, che noi, per ovvie ragioni, decidiamo di non prendere: d’altronde nella grotta c’è la ricostruzione di questo milodonte e percorrere tanta strada per vedere una statua ci sembra poco produttivo…
Il vento ci accompagna fino all’arrivo in paese, con un po’ di nuvole scure all’orizzonte e questa volta l’orizzonte è quello del mare…
Troviamo una sistemazione nel centro del paese, che è abbastanza grande e turistico; cerchiamo un posticino per la cena e il caso vuole che finiamo seduti al tavolo con Louise, sorpresa e contenta di vederci di nuovo. Lei si fermerà qualche giorno per andare in bus alle Torres del Paine, mentre noi dopodomani, torneremo a pedalare.

 

Campo base al parco giochi di Cerro Castillo

Campo base al parco giochi di Cerro Castillo

Direzione Puerto Natales

Direzione Puerto Natales

Bivio per la Cueva del Milodon

Bivio per la Cueva del Milodon

Passerella sull'oceano

Passerella sull’oceano

Ricostruzione del milodonte all'ingresso di Puerto Natales

Ricostruzione del milodonte all’ingresso di Puerto Natales

 

 

14/03/2015: Puerto Natales
Una pausa a Puerto Natales, in una giornata cupa con pioggia a intermittenza e folate di vento, che ci fanno apprezzare il confortevole caldo dell’hostal. Passeggiamo qua e là, sul lungo mare, tra negozietti e un bel mercato artigianale al coperto, dove io prendo mille ispirazioni per lavori al telaio, ma non faccio nessun acquisto, per non appesantire ulteriormente le borse, nella speranza di trovare qualcosa di speciale alla fine del mondo…
L’atmosfera di questa giornata è strana, Puerto Natales è abbastanza frequentato da turisti, perché è un altro punto di partenza per chi si reca a visitare il parco Torres del Paine, regno del trekking. La stagione turistica, però, sta volgendo al termine e questo fatto, unito a una condizione meteorologica inclemente, inizia a dare l’idea di com’è il profondo sud del mondo, splendido ma poco accogliente, dove la natura ha la meglio su ogni cosa.
Ciò che è più strano è il trovarsi sul mare a perdita d’occhio ma vedere sulle carte che il Golfo Admirante Montt si trova ancora all’interno di un fiordo, da cui si snodano labirintici bracci di mare che, non si sa come, arrivano all’oceano aperto…

 

Puerto Natales

Puerto Natales

Iniziamo a vedere i pinguini

Iniziamo a vedere i pinguini

Murales rappresentante le tribù native

Murales rappresentante le tribù native

Costruzione tipica

Costruzione tipica

Cena romantica

Cena romantica

 

 

15/03/2015: Tappa 106: Puerto Natales – Morro Chico (102 km)
Questa domenica mattina è deserta, a Puerto Natales; la pioggia che cade senza sosta e l’aria fredda non sono le condizioni ottimali per partire, ma abbiamo ancora un po’ di strada da fare e voglia di continuare a viaggiare, per le ultime tappe che ci porteranno alla fine del continente americano e poi verso la Tierra del Fuego.
Anche oggi la variabilità di questo clima australe ci assiste, dopo un’ora di pioggia inizia a uscire il sole e finalmente ci togliamo l’abbigliamento impermeabile e pedaliamo più agevolmente. La strada è piacevole e il vento ci spinge, così che alle 17 abbiamo già più di 100 km all’attivo e ci fermiamo a Morro Chico, che è talmente piccolo da non avere molto di più che una caffetteria e un posto di polizia, oltre alle solite estese estancias, sparse ovunque ma invisibili dalla strada, e ai numerosi alberi morti, visti spesso qui in Patagonia e a migliaia e migliaia di pecore.
Il gestore della caffetteria ci offre un posto tenda sotto un quincho, una tettoia con tavolo e asador (barbeque); per noi è perfetto, riparato dal vento laterale e dalla pioggia che potrebbe ancora allietare la giornata. Montiamo la tenda e trascorriamo nella caffetteria gran parte del pomeriggio e della sera, prima di tuffarci nei nostri caldi sacchi letto.

 

Indovinate la direzione del vento...

Indovinate la direzione del vento…

Ingresso nella provincia di Magallanes

Ingresso nella provincia di Magallanes

Tenda sotto il quincho a Morro Chico

Tenda sotto il quincho a Morro Chico

 

 

16/03/2015: Tappa 107: Morro Chico – Gobernador Philipi (95 km)
La giornata inizia con un bel sole ma con un’aria pungente che non ci togliamo di dosso fina a quando non iniziamo a pedalare. Salutiamo Morro Chico, con la sua singolare e caratteristica formazione rocciosa che emerge nel nulla infinito della pampa, in direzione sud.
Abbiamo poche informazioni sui luoghi intermedi tra città grandi come Puerto Natales e Punta Arenas; le distanze sono immense, sulle carte ci sono paesi-non paesi e nessuno sa dirti esattamente cosa troverai strada facendo.
Il vento è una costante, è noioso dirlo nuovamente, come averlo ogni giorno alla stregua del terzo incomodo; certo, è abbastanza a favore nella direzione in cui andiamo, ma è faticoso trascorrere la giornata con il suo rumore incessante nelle orecchie e nessun tipo di riparo.
Incontriamo due cicloviaggiatori per i quali la strada si prospetta ancora peggio, perché vanno contro vento; sono partiti da Villa Tehuelches, verso cui noi ci dirigiamo e ci fermiamo per un pasto frugale, con gli ultimi due finti panini che un piccolo bar ha avanzato… Poco soddisfatti riprendiamo a pedalare al vento, che, nella pampa senza confini, è rappresentato da uno strano e discutibile monumento, costituito da quattro pilastri che spuntano all’improvviso in mezzo alla strada. A nostro parere, l’unico monumento al vento, qui in Patagonia, è il vento stesso…
E’ primo pomeriggio quando arriviamo a Gobernador Philipi, piccolo insediamento rurale, dotato di caffetteria e distributore di benzina, situato a un incrocio fondamentale, quello tra la Ruta 9, che unisce Puerto Natales a Punta Arenas, e la Ruta 255 che congiunge Punta Arenas con Rio Gallegos, in Argentina.
Tappa d’obbligo alla caffetteria, meditando sul da farsi, visto che mancano ancora 50 km a Punta Arenas. Il tempo ci dà una mano a decidere… Inizia a diluviare all’improvviso, con un vento che non ci porterebbe a destinazione ma ci spazzerebbe via dalle bici e dalla strada.
I proprietari del bar ci mettono a disposizione una mini casetta non attrezzata, ma per noi è una sistemazione idilliaca, ci proteggerà dagli elementi che oggi sono scatenati. La casetta prima o poi sarà destinata ad accogliere viaggiatori paganti, ma per il momento, non essendo dotata di nulla, diventa il rifugio per me, Silvano e le nostre fidate e preziose Biciclette. Poco prima che faccia buio ci chiudiamo dentro, beviamo un po’ di latte caldo con cioccolato, cannella e biscotti (che lusso…) e ci accoccoliamo nei sacchi letto, grati per questo spartano ma fondamentale riparo per la notte.

 

Morro Chico

Morro Chico

El condor pasa

El condor pasa

Dopo Villa Tehuelches, direzione Punta Arenas

Dopo Villa Tehuelches, direzione Punta Arenas

Monumento al vento

Monumento al vento

Campo minato

Campo minato

Collezione di portachiavi alla caffetteria di Gobernador Philippi

Collezione di portachiavi alla caffetteria di Gobernador Philipi

 

17/03/2015: Tappa 108: Gobernador Philipi – Punta Arenas (54 km)
La sveglia suona nel bel mezzo di una tormenta di vento e pioggia… Ringraziamo nuovamente la casetta e, per una volta, ci giriamo dall’altra parte e dormiamo ancora un po’, sempre più chiusi dentro i sacchi letto, cercando il caldo e chiudendo le orecchie al rumore che arriva dall’esterno.
Quando decidiamo di alzarci, siamo davvero indecisi su cosa fare; il tempo non è per niente invitante, fa freddo e continua a diluviare. Decidiamo di vestirci e ritirare alcune cose, per fare colazione e valutare a mente lucida se possiamo tentare di partire per Punta Arenas o se il nostro destino di oggi sia rimanere chiusi qui in attesa.
Sono le 10.30 del mattino quando, infine, partiamo; stare qui non avrebbe avuto molto senso, perché oggi la caffetteria è chiusa e saremmo stati costretti ad arrangiarci per quanto riguarda il cibo e soprattutto avremmo probabilmente trascorso il resto del giorno dentro il sacco letto, perché la pioggia battente non permetteva in alcun modo alla temperatura di alzarsi.
Pedaliamo concentrati e spediti, la pioggia pian piano si attenua e arriviamo presto a Punta Arenas, bagnandoci nuovamente nel percorrere gli ultimi cinque km che ci separano dal centro città. Troviamo rapidamente una sistemazione in un hospedaje a conduzione familiare e finalmente riusciamo a cacciare via il freddo della giornata.

 

Colazione nel rifugio al riparo dalla pioggia

Colazione nel rifugio al riparo dalla pioggia

Pronta per affrontare un'altra giornata sui pedali

Pronta (…) per affrontare una giornata di pioggia e vento sui pedali

Vado a sinistra...

Vado a sinistra…

Nandù

Nandù

Arrivo a Punta Arenas

Arrivo a Punta Arenas

 

 

18/03/2015: Punta Arenas
Ed eccoci a Punta Arenas, capitale della regione di Magallanes e della Antartica Cilena, la dodicesima del Cile. Con i suoi 130 mila abitanti, è la città più grande situata al sud del mondo ma ancora sul continente, sullo Stretto di Magellano, il più importante passaggio naturale tra Oceano Atlantico e Pacifico, fondamentale per il commercio marittimo, malgrado sia una rotta difficile da percorrere a causa del clima inospitale e dell’angusto passaggio. Fino al completamento del Canale di Panama, lo stretto era la seconda rotta più usata dalle navi che passavano dall’Atlantico al Pacifico.
Qui ci concediamo una giornata di relax, trascorrendo molto tempo al chiuso dell’hospedaje, perché tanti giorni esposti agli eventi atmosferici fanno venire voglia di stare al riparo e di non mettere il naso fuori, anche se nel pomeriggio prendiamo un taxi per andare alla zona franca, un grosso centro commerciale dove ogni prodotto è esente da IVA. Punta Arenas possiede queste agevolazioni in quanto zona estrema e la zona franca è stata costruita quarant’anni fa per promuovere il commercio di merci di provenienza straniera. Cerchiamo schede di memoria per la fotocamera, perché Sil le ha quasi finite (!!!), le troviamo e, in effetti, hanno un costo davvero invitante (e pari a un sesto dello stesso prodotto in Argentina).
Cena e nanna, contenti che domani non ci si debba alzare troppo presto, perché il traghetto per la Tierra del Fuego è nel pomeriggio.

 

Favolosa birra artigianale della Patagonia

Favolosa birra artigianale della Patagonia

A spasso per Punta Arenas

A spasso per Punta Arenas

Baciare il piede della statua dell’indio porta fortuna

Statua dell'indio della Patagonia

Statua dell’indio della Patagonia

Viva Chile

Viva Chile

Stretto di magellano

Stretto di Magellano

Porto di Punta Arenas

Porto di Punta Arenas

Silvano O'Higgins

Silvano O’Higgins (in realtà… Bernardo O’Higgins, Padre della Patria, proclamò l’indipendenza cilena nel 1818)

 

 

19/03/2015: Tappa 109: Punta Arenas – Porvenir
Mattinata tranquilla, borse sistemate, commissioni fatte, pronti per andare a prendere il traghetto, contenti che la giornata, pur variabile, prometta una traversata tranquilla.
Facciamo un salto al mercato municipale, ammiro le creazioni in lana, che spero di trovare, lavorata e non, anche a Ushuaia. Facciamo pranzo con la cosa più buona mangiata nell’ultimo periodo, un delicato ceviche di salmone, fresco di giornata e davvero appetitoso.
Un saluto ai Gigetti e siamo pronti per percorrere la ciclovia lungo la costanera, ossia il lungomare, per arrivare per tempo al porto.

 

17.30 ora australe. Stiamo attraversando lo stretto di Magellano per traghettare da Punta Arenas a Porvenir, per passare dall’ultima città della parte continentale dell’America del Sud all’Isla Grande de Tierra del Fuego. Incredibile trovarsi così a sud del mondo, perduti nel nulla di terre spazzate da vento costante e pioggia, dal clima instabile, che oscilla continuamente tra nuvole e sole.
Eppure è terra di pionieri. Di persone coraggiose che hanno solcato i mari per scoprire qualcosa di nuovo e di gente che si è trasferita dall’Europa per costruire un futuro migliore, anche se in una zona del mondo in cui le condizioni climatiche sono veramente dure.
Ma in ogni scoperta c’é una sorta di contraddizione, perché questa è anche terra di nativi, Selk’nam e Yaganes, che vivevano in queste terre in maniera molto semplice e a stretto contatto con la natura, che forniva loro il sostentamento necessario. Quegli indigeni i cui fuochi hanno attratto gli sguardi di Magellano e dei suoi marinai quando è stata avvistata terra, la Tierra del Fuego; quegli indigeni che non sono sopravvissuti alle malattie arrivate dall’Europa e ai tentativi di renderli “civili”…
E quanti tentativi per scoprire questi passaggi di mare tra la fitta rete di isole qui a sud. Abbiamo scoperto che la provincia di Ultima Esperanza si chiama così perché il navigatore Ladrillero attraversò alcuni bracci di mare alla ricerca dello sbocco sul Pacifico, scoperto poi da Magellano, finendo in un vicolo cieco che chiamò Bahia Obstrucción. La sua fu la “ultima esperanza” di trovare l'”uscita”!
Comunque siamo qui, su questo stretto che sembra mare aperto, dietro di noi la grande Punta Arenas, davanti a noi Porvenir, l’“avvenire”, che ci accoglierà per questo ultimo ma non ultimo tratto del nostro viaggio verso la fine del mondo!

Alle 19.30 sbarchiamo nella Tierra del Fuego, ci sembra incredibile! C’é una bella atmosfera oggi, il vento quasi nullo, le nuvole all’orizzonte ci regalano un bel tramonto e i pochi chilometri che separano il villaggio di pescatori Bahía Chilotes da Porvenir scorrono facilmente sulla strada asfaltata che poi abbandoneremo per 150 km fino alla frontiera argentina.
Troviamo un hostal e domani girovagheremo per Porvenir, ricaricando le batterie per le prossime tappe.

 

Monumento alla goletta Ancud (che trasportò la spedizione cilena che si impadronì dello stretto)

Monumento alla goletta Ancud (che nel 1843 trasportò la spedizione cilena che si impadronì dello stretto)

Si parte per la Tierra del Fuego

Si parte per la Tierra del Fuego

Lasciamo il continente sudamericano

Lasciamo il continente sudamericano

Anche le fedeli Biciclette sono pronte

Anche le fedeli Biciclette sono pronte

L'atteso sbarco in Tierra del Fuego

L’atteso sbarco in Tierra del Fuego

Bahìa Chilotes

Bahìa Chilotes

Tramonto sullo stretto di Magellano

Tramonto sullo stretto di Magellano

 

 

20/03/2015: Porvenir
C’è una bella atmosfera nella piccola Porvenir, adagiata sul mare nella Tierra del Fuego; si respira un’aria particolare, ci sentiamo davvero in una terra estrema.
Porvenir è la capitale della Provincia della Tierra del Fuego; conta circa 5000 abitanti e la sua fondazione risale al 1894, da parte di popolazioni chilote e croate, attratte dalle possibilità derivanti dalla scoperta di giacimenti d’oro. A seguire, gli abitanti di Porvenir cominciarono a dedicarsi all’allevamento di bovini e ovini, producendo lana e, con l’arrivo dei frigoriferi, anche carne.
Decidiamo di fare un giro per le sue strade muovendoci in Bici, che fanno fatica ad andare dritte, talmente sono leggere senza i bagagli! Girovaghiamo lungo le stradine che portano verso il mare, adornate da pochi alberi dalle forme regolari, ammiriamo la Plazas de Armas, considerata tra le più belle della regione, la Plaza Selkn’am, dedicata ai nativi di queste zone e, infine, le varie case storiche, interessanti esempi di architettura tipica della Patagonia.
Ci godiamo la tranquillità di questo paese, la confortevole sistemazione all’Hotel España, che prima era il cinema di Porvenir, e la luce del sole che verso il tramonto squarcia le nuvole, illuminando di colori caldi le case e la baia. Questa sosta a Porvenir è valsa certamente la pena.

 

Lungo i viali di Porvenir

Lungo i viali di Porvenir

Monumento in Plaza de Armas

Monumento in Plaza de Armas

I colori di Porvenir

I colori di Porvenir

Plaza Selk'nam

Plaza Selk’nam

Indigeni a confronto

Indigeni a confronto

L.E.O.N.E.S.

L.E.O.N.E.S.

Scorcio di Porvenir

Scorcio di Porvenir

Vista dall'hostal

Vista dall’hostal

Contrasti di luce

Contrasti di luce

Il tramonto incendia il paese

Il tramonto incendia il paese

 

 

21/03/2015: Tappa 110: Porvenir – Onaisin (98 km)
Si parte da Porvenir, pronti per un nuovo tratto di sterrato che durerà fino a dopo la frontiera argentina, a San Sebastian. Rispetto a tutto il ripio affrontato finora, questo é decisamente pedalabile e percorriamo i primi 60 km dovendo fare i conti principalmente col vento, che é abbastanza a favore ma tendente a essere laterale. La giornata é nuvolosa, ogni tanto ci è concesso un raggio di sole ma l’aria è tagliente. Ci sono svariati saliscendi, ma anche questi accettabili, nulla rispetto a certi muri della Carretera. Tutta la strada è sempre vista oceano ed è uno spettacolo affascinante.
La nostra pausa pranzo si svolge sul mare, dietro una barca solitaria che ci offre un piacevole riparo dal vento, anche se non dal freddo; la merenda, invece, si consuma dentro una casetta tipo fermata del bus, in un punto in cui la strada gira decisamente a destra e il vento dovrebbe essere totalmente a favore.
In più, dovrebbe essere molto più in piano, a detta del gaucho a cavallo con cui intratteniamo una breve ma piacevole conversazione, mentre lui conduce le pecore, aiutato da tre assistenti a quattro zampe. Fortunatamente non si sbaglia e i restanti km della giornata scorrono veloci lungo una strada tutta dritta nella steppa.
Terminiamo la tappa a Onaisin, che non è altro che il luogo in cui tempo fa era attiva una grande estancia; all’incrocio che domani ci farà deviare verso la colonia dei pinguini reali si trova un rifugio, la solita casetta per viaggiatori, che noi occupiamo e ringraziamo, perché il vento continua a soffiare senza sosta e siamo contenti di essere al chiuso e di non montare la tenda. Ci sono due panche che prima fanno da sala da pranzo e poi da letto, la Bici di Sil fa da fermaporta e dalle finestre teniamo sotto controllo tutto l’incrocio, abbastanza di passaggio perché la strada va anche in direzione della frontiera.
Appena fa buio siamo pronti per la nanna, sperando che nessuno questa notte abbiamo bisogno di un rifugio.
Le giornate ormai si sono accorciate e oggi siamo ufficialmente in autunno…

 

Salutiamo la bella Porvenir

Salutiamo la bella Porvenir

Villaggio di pescatori

Villaggio di pescatori

Strada vista oceano

Strada vista oceano

Si sale e si scende

Si sale e si scende

Sfumature marine

Sfumature marine

Strappi brevi ma duri

Strappi brevi ma duri

La "barcaza" ci offre un riparo dal vento gelido

La “barcaza” ci offre un riparo dal vento gelido

Incontri

Incontri

Gaucho

Gaucho

Spuntino

Spuntino

Autografo

Autografo

Direzione predominante dei venti

Direzione predominante dei venti

Cena al rifugio al cruce di Onaisin

Cena al rifugio al cruce di Onaisin

Luci nella notte

Luci nella notte

 

 

22/03/2015: Tappa 111: Onaisin – Colonia dei Pinguini – San Sebastian (72 km)
Le notti sono spesso lunghe, soprattutto quando il sonno non è profondo; questo rifugio si trova nel bel mezzo del nulla, ma anche nel bel mezzo di un incrocio di strade di tutto rispetto, poiché la principale porta in direzione della frontiera; il passaggio non manca, pertanto i sensi (miei) sono rimasti all’erta e la notte è trascorsa in un lento dormiveglia. Quando, appena svegli, diamo uno sguardo fuori, notiamo la presenza di parecchi camion fermi, gente che ha viaggiato durante la notte e si è fermata a riposare prima di riprendere il viaggio e il lavoro. Le panche che ci hanno fatto da letto si trasformano in tavoli, facciamo colazione con le nostre piccole scorte e ci prepariamo per la tanto attesa visita ai pinguini.
Dal cruce di Onaisin percorriamo circa 15 km, in direzione sud lungo la strada sterrata che porta a Cameron, ripercorrendoli poi a ritroso per tornare al rifugio e da lì proseguire verso San Sebastian.
Il vento ci fa compagnia, il sole fa fatica a scaldarci, il ripio non è granché ma la strada, che costeggia la grande estancia Onaisin, con le sue pecore sparse, è davvero molto bella e la deviazione merita perché arriviamo alla colonia dei pinguini reali e possiamo fermarci ad ammirarli quanto vogliamo, praticamente ci sono solo i custodi e pochissimi altri visitatori.
E’ obbligatorio osservarli attraverso recinzioni di legno e non troppo da vicino, per non disturbare e non spaventare queste particolari e incredibili creature. Sono davvero eleganti e allo stesso tempo buffi, “chiacchierano” in continuazione, vanno e vengono, alcuni stanno in piedi, altri sdraiati. Si intravedono tre cuccioli, piccoli batuffoli di pelo marrone, uno dei tre è particolarmente vispo e molto spesso il tono di “voce” dei pinguini che ha attorno si alza e si solleva un po’ di tafferuglio, come se i grandi lo stessero sgridando! Infine, osservando attentamente con un telescopio a disposizione dei visitatori, intravediamo un cucciolo, molto più piccolo degli altri, tra le zampe di mamma o papà, si vede che gli danno da mangiare e la scena è davvero di grande dolcezza. Stiamo lì in contemplazione per almeno un’ora, imbacuccati e sferzati dal vento freddo, poi siamo costretti a fermarci ancora mezzora nel gabbiotto del parco, cercando di far circolare nuovamente il sangue nelle vene!
Salutiamo con dispiacere gli splendidi pinguini, che vivono in quest’angolo sperduto del mondo, sulla Bahia Inutìl, così chiamata nel 1827 poiché le sue coste non offrivano nessun punto di ancoraggio o rifugio ai marinai. Allontanandoci dalla baia ci allontaniamo anche dall’Oceano Pacifico: domani, quando saremo nuovamente in Argentina, viaggeremo a fianco dell’Oceano Atlantico…
Riprendiamo a pedalare, pian pianino recuperiamo anche una temperatura corporea accettabile; incrociamo nuovamente il rifugio e riprendiamo la strada verso la frontiera, che è del tutto anonima e molto meno affascinante rispetto a quella che abbiamo percorso ieri, però siamo ricompensati dall’arrivo a San Sebastian, un km prima della frontiera cilena. Anche la frontiera argentina ha sede in un altro San Sebastian, distante almeno 15 km… Due paesini di frontiera uno attaccato all’altro con lo stesso nome, sicuramente particolare! Ad ogni modo questo prima San Sebastian ha un posto di polizia, qualche casa e una locanda accogliente con ristorantino e stanze. Decidiamo di rimandare i km restanti a domani e ci riposiamo dopo la giornata di vento, con il sole che ci regala un superbo tramonto che incendia la steppa da cui siamo arrivati.

 

Colazione

Colazione

Salutiamo il prezioso rifugio "Los quatros vientos"

Salutiamo il prezioso rifugio “Los quatros vientos”

Pennellate di nuvole

Pennellate di nuvole

Colonia di pinguini reali

Colonia di pinguini reali

Grandi e piccini

Grandi e piccini

Creature meravigliose

Creature meravigliose

Due pinguini rari

Due pinguini rari

Parque Pinguino Rey

Parque Pinguino Rey

Riflessi

Riflessi

Ritorno al cruce

Ritorno al cruce

Ancora un saluto al rifugio

Ancora un saluto al rifugio

Panorama

Panorama

Patagonia infuocata

Patagonia infuocata

Tramonto a San Sebastian

Tramonto a San Sebastian

 

 

23/03/2015: Tappa 112: San Sebastian – Rio Grande (96 km)
Cielo limpido e totale assenza di vento ci attendono al risveglio nella piccola San Sebastian cilena; prepariamo le nostre fidate Biciclette per l’ultimo passaggio di frontiera, che ci farà salutare questo splendido e mai monotono Cile per tornare nell’altrettanto affascinante Argentina, transitando attraverso l’altra piccola San Sebastian.
I pochi km che ci separano dall’Argentina scorrono quasi gioiosi: il sole e l’aria ferma ci consentono di assaporare questo paesaggio così fuori dal comune, con queste distese di terra a perdita d’occhio e voli di anatre chiacchierone sopra le nostre teste.
Scopriremo strada facendo che il lato cileno della Tierra del Fuego è molto più selvaggio, solamente strade sterrate e paesi di piccole dimensioni, mentre la parte argentina è molto più popolata, frequentata e turistica, non per niente alla frontiera della seconda San Sebastian comincia nuovamente l’asfalto e, con lui, il traffico sostenuto…
Pedaliamo spediti, a fianco a noi l’azzurra distesa dell’oceano Atlantico, dietro di noi si alza un po’ di vento che fortunatamente ci spinge verso sud.
Cerchiamo riparo dalla strada e dal vento presso l’estancia Viamonte; il signor Simon, aria da gaucho, ci consente di sostare all’interno della tenuta, dove un albero filtra la forza e il rumore dell’aria e noi riprendiamo fiato.
Incrociamo Albert, neozelandese sorridente, che è partito da Ushuaia e va a nord; come sempre, ci chiediamo quale demone spinge alcuni a percorrere la Patagonia contro vento, tutti i giorni dalla mattina alla sera. Se è già estenuante in direzione sud, crediamo entrambi che in direzione nord sia un incubo. Tanto di cappello ai coraggiosi che vanno contro corrente!!!
La tappa fino a Rio Grande non presenta grosse difficoltà se non la strada stessa per via del traffico, ma arriviamo a destinazione, per certi versi già pronti a ripartire per Tolhuin. Rio Grande, come dice anche il suo nome, è troppo grande e noi ci sentiamo estranei, per cui ce la lasceremo alle spalle senza rimpianti.

 

Hostaria di San Sebastian

Hostaria di San Sebastian

Adios Chile (por el momento...)

Adios Chile (por el momento…)

Bienvenida Argentina

Bienvenida Argentina

Una carezza dal cielo

Una carezza dal cielo

Meno di trecento km a...Ushuaia!

Meno di trecento km a…Ushuaia!

Albert, neozelandese controvento

Albert, neozelandese controvento

Le Bici nel sottoscala dell'hostal di Rio Grande

Le Bici nel sottoscala dell’hostal di Rio Grande

 

24/03/2015: Tappa 113: Rio Grande – Tolhuin (112 km)
Partiamo di buon ora dall’hostal e ci apprestiamo ad affrontare parecchi km, però il desiderio di arrivare a Tolhuin è grande e ci dà energia.
La strada scorre sotto le nostre ruote e, purtroppo, inizia molto presto a diventare fastidiosa, a causa di un traffico veicolare che sembra quasi irreale qui, nella remota e isolata Tierra del Fuego. L’asfalto è ben pedalabile ma rumorosissimo, ogni auto o camion in lontananza sono preannunciati da roboanti frastuoni, degni di missili terra aria e le nostre orecchie sono stanche. Scopriremo poi che l’intenso traffico è dovuto alla numerosa partecipazione della gente locale a una gara fuoristrada di quad tra Rio Grande e Ushuaia e ritorno, proprio in questi giorni…
Tutto ciò rende la giornata quasi eterna e ci impedisce di renderci conto del paesaggio che via via cambia, degli alberi che tornano a prendere possesso del territorio, al posto della gialla steppa. S’intravedono montagne basse che ancora fanno parte della spina dorsale del Sud America, ossia la Cordigliera Andina che qui prende il nome di Cordigliera di Darwin.
Finalmente nel pomeriggio inoltrato di questa domenica arriviamo a Tolhuin. La nostra destinazione è la mitica Panaderia La Union, conosciuta dai cicloviaggiatori di tutto il mondo, da chi c’è stato a chi ne ha solo sentito raccontare. Il proprietario, Emilio, adora i viaggiatori in bici e mette loro a disposizione un ampio spazio sotto casa sua, dove è possibile fermarsi a dormire senza problemi; ricevi ospitalità praticamente gratuita che puoi ricambiare, se vuoi, dando una mano in panetteria a preparare pane e dolci che vanno a ruba.
Arrivare a La Union, dopo 6858 km dall’inizio del nostro viaggio, ci emoziona; pur non essendo mai stati qui e non conoscendo nessuno, ci sembra subito un luogo amico e abbiamo sempre detto, da quando il nostro amico Maurizio ce ne aveva parlato, che avremmo voluto fermaci qui almeno due giorni per vivere personalmente questa particolare realtà.
Ci fermiamo a fare merenda, la Panaderia è affollata; Sil intravede una persona che ha l’aria del capo e, in meno di dieci minuti, siamo sistemati nella palestra di Emilio, dove alloggeremo per tre notti, insieme a Catarina e Bram, anche loro cicloviaggiatori, che sono lì da una settimana. Scegliamo un angolo e piazziamo telo di sopravvivenza e materassini e siamo pronti per due giorni a Tolhuin.

 

Un filtro per la luce

Un filtro per la luce

Arriviamo alla mitica Panaderia La Union, Tolhuin

Arriviamo alla mitica Panaderia La Union, Tolhuin

Emilio ci ospita per alcune notti

Emilio, il proprietario della Panaderia, ci ospita per alcune notti nella palestra sotto casa

 

25-26/03/2015: Tolhuin
Il nostro primo giorno a Tolhuin è di lavoro; alle 8 siamo pronti a dare una mano nel laboratorio della panetteria, insieme a Catarina, Bram e Michel, anche lui viaggia in bici, ma si fermerà a lavorare qui tutto l’inverno, in cambio di vitto e alloggio. Tutti e tre sono già autonomi, ma i collaboratori di Emilio ci danno due dritte e, tra una chiacchiera e l’altra su Argentina e Italia, ci fanno fare cose banali tipo aprire decine di uova, versare chili di farina e svariati panetti di burro nelle impastatrici, per dare vita a panini di varie fogge e paste dolci di innumerevoli forme. L’attività procede a ritmo sostenuto fino al pranzo, che consiste in un panino con una fetta di carne alla milanese che scappa ovunque, talmente è grande. Riusciamo a consumare un panino in due e teniamo il secondo per la cena! Continuiamo a lavorare fino alle 15 e poi il lavoro rallenta e quindi ci concediamo un po’ di riposo.
Nel resto del pomeriggio girovaghiamo per il paese, che non è tanto grande e intravediamo il lago Fagnano; compriamo della frutta per merenda e riusciamo anche a trovare una lavanderia. Serata nel patio chiuso della casa, in compagnia dei tre tedeschi con chiacchiere di viaggio in spagnolo.
La seconda giornata a Tolhuin scorre lenta con un tempo da lupi, Bram e Michel vanno in Panaderia, Catarina si prepara, perché anche la loro partenza è prevista per domani. Noi girovaghiamo un po’, sistemando le borse, guardandoci intorno, pensando che ormai sono davvero pochi i km che ci separano dalla tanto agognata meta.
In serata arrivano due francesi, Julien e Thomas, partiti sei mesi fa da Quito, Ecuador, la Mitad del Mundo e direttia a Ushuaia, el Fin del Mundo. È interessante incontrare al termine del viaggio due persone che hanno compiuto il percorso che inizialmente avremmo voluto fare noi, mentre alla fine abbiamo scelto un viaggio più “lento”, con… 5000 km in meno. Sono molto giovani e contenti di rientrare in Francia, perché, anche se dovranno cercare un nuovo lavoro, a casa li attendono due altrettanto coraggiose fidanzate.

 

Panetti di burro da qualche kg

Panetti di burro da qualche kg

Preparazione delle media-lunas

Preparazione delle media-lunas

Media-lunas pronte per essere infornate

Media-lunas pronte per essere infornate

Paola prepara altri dolci

Paola prepara altri dolci

Prima

Prima

Dopo

Dopo

Scorta di farina

Scorta di farina

Panaderia La Union

Panaderia La Union

Stampo per empanadas

Stampo per empanadas

Un italiano alla prese con una milanese sfuggente...

Un italiano alla prese con una milanese sfuggente…

Abitazione a prova di neve

Abitazione a prova di neve

 

 

27/03/2015: Tappa 114: Tolhuin – Lago Escondido (55 km)
Dopo colazione e i saluti di rito in panetteria e con gli altri ragazzi che alloggiano da Emilio, intraprendiamo la nostra penultima tappa sotto una fitta pioggerellina che non disturba poi tanto e dopo qualche ora si placa, anche se oggi il cielo ha deciso di rimanere coperto e la temperatura è abbastanza bassa.
Verso mezzogiorno ci raggiungono Julien e Thomas, anche loro diretti al Lago Escondido, a metà strada tra Tolhuin e Ushuaia, dove sembrano esserci delle casette abbandonate in cui si può pernottare.
Per arrivare al lago si devia di quattro km dalla strada principale, lungo uno sterrato che corre parallelo alla strada stessa, che comincia a salire verso l’ultimo passo andino che ci attenderà domani. È piacevole arrivare nel primo pomeriggio e godersi la quiete del lago, lontano dal passaggio; le casette ci sono davvero e ci sistemiamo nella prima, la più abitabile, insieme ai due francesi.
Ci organizziamo per raccogliere legna e accendiamo un bel fuoco in riva alle placide acque del lago, trascorriamo il pomeriggio fuori, il calore e il colore del fuoco rallegrano la giornata un po’ cupa e si sta meglio fuori che dentro. Julien e Thomas sono davvero simpatici ed è piacevole conversare con loro. Il tempo scorre lento, arriva l’ora della cena e si conclude la serata con la tisana e la ritirata nella casetta e nei sacchi letto, noi in una stanza con tanto di letto e i ragazzi nella sala, un letto e un materassino.
Le risate continuano durante la notte per l’effetto della tisana, che i francesi chiamano Pissie Mamie, ovvero Pipì di Nonna… Periodicamente io e Sil ci alziamo e usciamo a liberare la tisana, seguiti a ruota da uno o l’altro dei ragazzi; in una di queste scorribande notturne, mi trovo anche a sgridare il cuscino, Pillo, come se fosse un essere umano dispettoso, perché continua a cadere dal letto…

 

Saluti in Panaderia

Saluti in Panaderia

Ciao ciao Tolhuin

Ciao ciao Tolhuin

Thomas e Julien

Thomas e Julien

Giochi di colori

Giochi di colori

Ruta 3

Ruta 3

Al calduccio intorno al fuoco

Al calduccio intorno al fuoco

Cena in riva al lago Escondido

Cena in riva al lago Escondido

 

 

28/03/2015: Tappa 115: Lago Escondido – Ushuaia (58 km)
I quattro moschettieri di Ushuaia si svegliano in questo nuovo giorno, che inizia con l’accensione del fuoco, per riscaldare l’aria e l’atmosfera; i ragazzi si fermeranno qui ancora un giorno mentre noi siamo arrivati alla nostra ultima tappa…
Ultima tappa… Raggiungere la mitica Ushuaia ci sembrava impossibile l’11 ottobre 2014, quando siamo partiti da Sucre, Bolivia, avendo davanti più di settemila km di strade sconosciute, attraverso paesi sconosciuti e tante possibili incognite.
Ultima tappa… Un sogno che si è realizzato strada facendo e che oggi vedrà il suo compimento.
Partiamo, il sole non ci assiste, ma non c’è vento e si viaggia tranquilli. Con calma ci accingiamo a salire l’ultimo passo, il passo Garibaldi, a 430 m di quota, nulla in confronto ad alcuni passi andini a quasi 5000 m, ma ugualmente emozionante: dopo di lui, che offre una splendida vista dall’alto sul lago Escondido, ci attende Ushuaia.
Per me l’emozione è accompagnata da una sorta di timore scaramantico: mancano “solo” più 60 km, ma in realtà mancano “ancora” 60 km!!! Non siamo ancora arrivati!!!
La strada scorre rapida, ma la giornata uggiosa, che volge alla pioggia, non permette di godere del panorama.
Pedala pedala, mancano ancora una decina di km all’arrivo e quindi non siamo pronti a ciò che ci attende dietro ad una curva: siamo alle porte di Ushuaia e due alte colonne portano scritto il nome della città e questo provoca un sussulto nei nostri cuori e infrange tutte le difese… ECCOCI! Non l’avremmo mai detto, pur avendolo sempre sperato: CI SIAMO!!!
Affiorano le lacrime, per tutte le situazioni vissute, per tutte le persone conosciute, per i tanti km percorsi CON LE NOSTRE SOLE FORZE per arrivare fin qui, per i 180 giorni in cui ci siamo svegliati senza sapere dove saremmo arrivati la sera e cosa e chi avremmo incrociato. Ci abbracciamo, emozionati e felici e, dopo le foto di rito, ci dirigiamo verso il centro di questa cittadina sul canale di Beagle, ultima città abitata al fondo della parte argentina dell’Isla de Tierra del Fuego. Oltre, solamente più la cilena Puerto Williams, Cape Horn e l’Antartide.

ECCOCI! ore 15.30 – km 7183: USHUAIA: Fin del Mundo, Principio de Todo…

 

Risveglio e colazione al lago

Risveglio e colazione al lago

Foto ricordo prima di partire

Foto ricordo con Julien e Thomas prima di partire

Lasciamo la casetta nel bosco

Lasciamo la casetta nel bosco

Vista sul lago Escondido

Vista sul lago Escondido

La casetta dall'alto

La casetta dall’alto

Paso Garibaldi

Paso Garibaldi

USHUAIA: EMOZIONE PURA

USHUAIA: EMOZIONE PURA

Il BACIO... al traguardo

Un BACIO… che è El Fin del Mundo

Ecco El Fin del Mundo

Ecco Ushuaia

 

 

Da 29/03/2015 a 03/04/2015: Ushuaia
Siamo arrivati con alcuni giorni di anticipo, ma siamo contenti di questo; abbiamo voglia di riposare e di avere il tempo per preparare noi e le fedelissime Biciclette al ritorno a casa.
Abbiamo scelto di soggiornare all’Antarctica Hostel, una meritata coccola in un luogo accogliente e confortevole; nella nostra spaziosa abitazione possiamo preparare i cartoni delle Bici e dei bagagli e possiamo utilizzare la cucina e la sala comune, incontrando viaggiatori di tutte le nazionalità che iniziano o terminano qui il loro viaggio, anche se al momento siamo gli unici arrivati in Bici.
Siamo all’inizio dell’autunno ma, così a sud, il freddo inizia a farsi sentire presto; dopo qualche giorno dal nostro arrivo ci dicono che al passo Garibaldi ha già nevicato e anche qui a Ushuaia la prima neve copre la bassa catena di montagne che circonda la città. Camminando pigramente e imbacuccati lungo le strade della città, si vedono le montagne quasi come fossero al fondo della strada e intanto sei in riva al mare. Il tempo è del tutto variabile, nevica, poi piove ed esce il sole e poi si ricomincia. Sicuramente, se il sole ci avesse accompagnato durante l’ultima tappa, avremmo goduto di una vista fenomenale su boschi e vette, che invece ci godiamo dal punto di arrivo.
I giorni scorrono tra mille preparativi e arriva anche il momento di salutare il sud del mondo; il 4 aprile lasciamo Ushuaia con la neve e in volo verso casa ripercorriamo con la mente una miriade di kilometri e di ricordi…

 

Osservatori alla finestra

Osservatori alla finestra

Il sole squarcia le nuvole

Il sole squarcia le nuvole

L'accogliente Antarctica Hostel

L’accogliente Antarctica Hostel

A picco sul porto

A picco sul porto

El sol nace donde nunca mueren los sueños

El sol nace donde nunca mueren los sueños

Qui finisce (o inizia) la strada

Qui finisce (o inizia) la strada

7183 km di un sogno realizzato

7183 km di un sogno realizzato

Il tratto... è tratto!

Il tratto… è tratto!

La capsula del tempo

La capsula del tempo

Canale di Beagle

Canale di Beagle

Montagne nel mare

Montagne nel mare

Panorama di Ushuaia

Panorama di Ushuaia

La città dal lungomare

La città dal lungomare

Las Malvinas son argentinas

Las Malvinas son argentinas

Stemma della Provincia della Tierra del Fuego

Stemma della Provincia della Tierra del Fuego

Per le strade di Ushuaia

Per le strade di Ushuaia

Uno sgiardo sul porto

Uno sguardo sul porto

All'alba in aeroporto ad Ushuaia

All’alba in aeroporto ad Ushuaia

Ciao, mitica Ushuaia...

Ciao, mitica Ushuaia…

 

 

A seguire…le riflessioni sul grande Viaggio…

2 thoughts on “ANDES 2014-2015 – Verso la Tierra del Fuego: da El Calafate, Argentina (km 6137) a Ushuaia, Argentina (km 7183)

    • Ciao Fulvio, grazie, siamo contenti che il racconto ti sia piaciuto, per noi è stato davvero importante riuscire a fermare con parole ed immagini le grandi emozioni vissute in questo viaggio.

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